Giuseppina Mascilli

NAPOLI _1840
MONTORO _1909
Figlia del patriota napoletano Ferdinando Mascilli, Giuseppina Mascilli ha rivestito un ruolo di grande importanza nella storia del Risorgimento irpino e meridionale, come testimonia il ricco epistolario, compreso tra il 1830 ed il 1900, oggi conservato presso la Biblioteca Provinciale di Avellino.
Ancora bambina iniziò, su esortazione della famiglia, a ricopiare le lettere dei numerosi detenuti politici rinchiusi nelle galere borboniche per inviarle a generali e politici inglesi e francesi interessati a conoscere la situazione del Regno di Napoli. A soli 10 anni si ritrovò a trascrivere anche le lettere di chi, qualche anno dopo, sarebbe diventato suo marito ovvero Michele Pironti, uno dei più illustri esponenti del patriottismo meridionale, condannato dai Borboni a 24 anni di reclusione nel carcere di Montefusco.
Nel 1850 anche suo padre Ferdinando fu arrestato e dal quel momento seguirono anni piuttosto drammatici, tra continue liberazioni e nuovi arresti, fino alla condanna all’esilio sull’isola di Capri. Giunta la notizia dell’arrivo di Garibaldi a Napoli, l’8 settembre del 1860 la famiglia Mascilli rientrò nel centro partenopeo per festeggiare. In quella occasione la ragazza incontrò per la prima volta Pironti, liberato grazie ad una amnistia.
I due si sposarono tre anni dopo: lei a soli 23 anni e lui a 49, due anni in meno del padre di lei.
Nel 1865 Giuseppina e i suoi figli furono costretti a spostarsi a Montoro, luogo d’origine del marito, a causa di una violenta epidemia di colera che aveva colpito la città di Napoli. Qui la giovane madre, ormai distante dal clamore e dal fermento politico e spesso sola per i continui impegni politici del marito, visse anni di grande solitudine e insoddisfazione ma anche di apprensione per la famiglia restata a Napoli. Quando l’epidemia di colera uccise le sue amate sorelle di 24 e 9 anni, Giuseppina iniziò ad accettare con maggiore consapevolezza la sua nuova condizione di moglie devota e di madre attenta ed amorevole verso i suoi nove figli.
Morì a Montoro all’età di 69 anni, 24 dopo il marito.
il racconto
Giuseppina Mascilli
UNA DONNA DEL RISORGIMENTO
Montoro, anni ’80 del XIX secolo. Giuseppina Mascilli, rifugiatasi con i figli nell’entroterra irpino in seguito a un’epidemia di colera, ricorda il suo passato a Napoli durante il Risorgimento, il ruolo avuto nel ricopiare tante lettere di prigionieri politici e nel passare documenti e carte segrete a inglesi e francesi. Nella nuova veste di moglie e madre scrive, non senza rimpianti, al marito Michele Pironti, impegnato come deputato al Parlamento italiano (le ultime frasi sono riprese da sue lettere autografe).
Ascolta
(si consiglia l’uso di cuffie)
Colonna sonora
La forza del destino
Giuseppe Verdi – 1862
Approfondisci
La forza del destino è un’opera o melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piavetratto da Alvaro o la forza del destino di Ángel de Saavedra.
Con metà Italia quasi unificata (mancavano ancora il Veneto e il Lazio), oltre alle lettere di Cavour che gli scongiurava di candidarsi per le elezioni della neonata Camera dei Deputati, Verdi ricevette anche la pressione dell’agente teatrale Corticelli per comporre un’opera per il Teatro Imperiale di San Pietroburgo.
La prima rappresentazione assoluta ebbe luogo a San Pietroburgo nel 1862. Il debutto italiano avvenne al Teatro Apollo di Roma il 7 febbraio 1863, con il titolo Don Alvaro.
La seconda versione, per la quale Verdi aggiunse la celebre sinfonia, compose un nuovo finale e operò numerose altre modifiche tra le quali la rielaborazione del libretto a cura di Antonio Ghislanzoni, debuttò al Teatro Verdi (Trieste) il 23 settembre 1863 e con successo al Teatro alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869. Inoltre il finale fu cambiato, perché nella prima versione russa, l’opera terminava con il suicidio di Alvaro, dopo la morte di Leonora, gettatosi da un burrone.
Così Verdi scrisse ad Opprandino Arrivabene il 1º marzo successivo: Sono ritornato qui ieri sera da Milano a mezzanotte stanco morto di fatica. Ho bisogno di dormire quindici giorni di seguito per rimettermi. A quest’ora tu saprai della Forza del destino: vi fu una buona esecuzione ed un successo. La Stolz e Tiberini superbi. Gli altri bene. Le masse, Cori ed orchestra hanno eseguito con una precisione ed un fuoco indescrivibili. Avevano il diavolo addosso. Bene, assai bene. Ho avuto notizie anche della seconda recita: ancora bene, anzi meglio della prima. I pezzi nuovi sono una sinfonia eseguita meravigliosamente dall’orchestra, un piccolo coro di ronda ed un Terzetto col quale si chiude l’opera. Permetti che ti stringa presto la mano e vada a dormire.
L’azione si svolge in Italia e in Spagna, nel Settecento. Tra il primo e il secondo atto passano circa 18 mesi. Tra il secondo e il terzo alcuni anni; e tra il terzo e il quarto oltre un lustro.

Con la voce di
Elena Spiniello
Lavora in teatro da oltre vent’anni anni.
È laureata in Scienze dell’Educazione. Il suo percorso formativo è stato segnato dall’incontro con la Scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano e la Scuola internazionale di Teatro “Jacques Lecoq” di Parigi, ha inoltre frequentato workshop con Antonio Latella, Studio Festi, Jos Houben, Maria Consagra, Alessandro Baricco, Manlio Santanelli, Moni Ovadia, Luigi De Filippo, Anna Paola Bacalov.
In teatro ha lavorato con Gigi Savoia, Patrizio Rispo, Enzo Toma, Francesco Niccolini e in numerose produzioni di teatro contemporaneo. In televisione ha lavorato per un anno in una trasmissione condotta da Luca Abete, ha partecipato come attrice alla trasmissione in onda su Rai Uno “Verdetto Finale”.
È conduttrice di laboratori teatrali presso scuole, teatri e associazioni. È socia fondatrice del Teatro di Gluck e dell’associazione teatrale Assud che si occupa di promozione sociale.
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